A.T. Anghelopoulos a MEETING ART a Trastevere
COMUNICATO STAMPA
A.T. ANGHELOPOULOS
Partecipa alla collettiva
“Meeting ART a Trastevere”
22 settembre
dalle ore 19.30
via Orti di Trastevere, Roma
L’artista italiano A.T. Anghelopoulos, dopo le recente collettiva a cura del Prof. Vittorio Sgarbi “Spoleto Arte” che si è da poco conclusa a Spoleto nello storico Palazzo Leti Sansi in cui aveva partecipato con l’opera Inner Life-Anonimo Giovane ispirata all’opera di Cosmè Tura e la personale a Firenze nella Libreria Galerie Clichy partecipa ad un evento artistico “Meeting ART a Trastevere” che inaugura giovedì 22 settembre alle ore 19.30 in via Orti di Trastevere e organizzato dal Conference Center Sala da Feltre e dal Worldhotel Roma RIPA dove le opere saranno esposte fino all’11 novembre p.v.
Dell’artista A.T. Anghelopoulos che vive e lavora a Roma saranno esposte, in entrambe le strutture congressuali ed espositive, le opere del ciclo Planisferi, i superbi sfumati della serie Passages, i cieli materici del ciclo Dense Sky e per la prima volta le installazioni denominate Appendere la Divisa-Hang the Uniform.
I Planisferi raffigurano una superficie terrestre ogni volta differente o la profondità del cosmo dove fluttuano altri mondi che si vorrebbero esplorare. Le superfici non hanno confini, l’universo non può avere recinti, come a suggerire che i confini sono tutti, soltanto, nella testa dell’uomo. In un’epoca in cui si costruiscono muri l’artista ci fa riflettere su quanto sia singolare l’idea che si possa diventare proprietari esclusivi di un territorio: come il moscerino che crede di possedere la banana sulla quale si è posato.
Le larghe campiture di colore del ciclo Passages-Untitled rievocano soglie, portali, varchi inaspettati che si aprono davanti all’osservatore. Opere che appaiono come una provocazione e al tempo come un’occasione di sosta, un invito a riprender fiato, a concedersi una riflessione, ad alzare gli occhi per fare un passo oltre i confini dell’ovvio e la superficie delle cose.
I Dense Sky-Cieli densi rappresentano il cielo non solo quello sopra di noi, lontano da noi ma anche quello interiore. Ospiti di un pianeta vagante nel cosmo siamo completamente immersi nel cielo, circondati da cielo gravido di ostacoli. La visuale è scarsa e solo un’occhiata è possibile oltre il corteo di nuvole, di nebbia, oltre l’invisibile pavido diaframma eretto dentro di noi a proteggere le nostre esistenze dall’invasione del mondo esterno.
Il ciclo di installazioni Appendere la divisa-Hang the Uniform. è un invito ad accantonare, anche solo per qualche minuto, il sentimento di appartenenza, la devozione cieca al partito, alla fazione, all’idea dominante, al semplice opportunismo o alla «divina» convenienza per provare a ragionare, da uomini liberi, su tutto ciò che accade intorno a noi.
Già, l’uomo. Le opere di Anghelopoulos parlano della necessità di riscoprirne la bellezza, di liberarlo dagli oggetti di consumo dei quali può essere solo instancabile produttore o compulsivo fruitore, imprigionato nella ruota di un’esistenza meccanica e reso invisibile dalle statistiche.
A.T. Anghelopoulos che per il Prof. Claudio Strinati curatore della personale che si è tenuta lo scorso anno nel Complesso del vittoriano a Roma “ha la consapevolezza e la qualità di un artista notevole. La sua percezione ricorda talvolta Klee, talvolta Rothko”.
Le sue superfici vengono percepite come graffiate, soffocanti per certi versi, e viene da paragonarle a crateri lunari, visioni satellitari, filamenti celesti, viaggi in mezzo a cieli densi di nuvole pesanti e tempestose.
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